Oggi è un giorno triste per i baresi, è successo ciò che non credevamo potesse succedere a noi. Il Bari non esiste più, fallisce una Società storica e se ne vanno nel cesso 110 anni di storia. Una storia con pochissime gioie e tanti, tantissimi dolori. Ma è la nostra storia e non la cambierei con nessun’altra squadra delle più vincenti al mondo. Hai presente qual è l’iter istintivo di quando viene a mancare una persona cara, un amico, un conoscente, un familiare ? C’è il pianto, la disperazione, lo sconforto e il ricordo, non necessariamente in quest’ordine. A me da ieri è successa la stessa cosa ma passare in rassegna 40 anni di ricordi non è facile. Ho visto il Della Vittoria, ho visto le sue gabbie che conducevano allo stadio, ho visto gli anni e le maglie cambiare, ho visto amici fraterni, ho visto alcuni degli amici fraterni morire avvolti in una sciarpa biancorossa, ho visto bambini crescere con un ideale, ho visto anziani piangere per una partita, ho visto la disperazione e l’estasi in 90 minuti, ho visto l’Italia tutta, ho visto i paesaggi del nostro splendido Paese, ho visto località sperdute dimenticate da Dio ma ravvivate dai tifosi, ho visto i miei anni passare, ho visto la mia passione mai scemare. Ne ho viste tante, forse troppe. Chi mi conosce bene sa che non mi addentro mai in tematiche societarie perché le ritengo al di fuori della mia competenza, sono un tifoso e mi limito a fare il mio “lavoro”. Però, non essendo stupido, mi informo, osservo e valuto. Negli ultimi quattro anni ho visto due Presidenti e ho avuto l’impressione che stessero prendendo la Bari e portandola al casinò. Due uomini che hanno puntato l’intera posta (la Serie A) sul nero alla roulette. Ma è uscito il rosso. Non un minimo di programmazione, nessun piano industriale, nessun progetto pluriennale. In quella posta ideale però non c’erano fiches inanimate, c’eravamo noi. Un popolo, una città, i baresi sparsi per il mondo. Avete giocato d’azzardo con il nostri sentimenti, ci avete tolto quanto di più caro, ci avete pugnalato alle spalle e ci state consegnando alla mercé di persone che non aspettavano altro che il giorno del fallimento. Non è facile parlare in questi momenti, si vorrebbe solo tacere sperando che arrivi presto l’inizio della stagione. A proposito, ricordate sempre che sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani e quindi a tutti gli pseudo tifosi che si affanneranno a prenderci per il culo posso solo dire che siete mediocri.
Personalmente ero dispiaciuto ai tempi del Napoli e lo sarei anche se succedesse al Lecce o al Foggia o a qualsiasi fazione rivale. Ciò che stiamo vivendo noi non è da augurare a nessuno. A tutti i pennivendoli baresi, invece, che amano vivere di frasi fatte, quelli che si vendono al miglior offerente e cambiano bandiera come cambia il vento, proprio voi che ora dite che la colpa è anche di noi tifosi…Dov’eravate quando la Società sbandierava solidità ? Sempre con domande compiacenti senza mai incalzare tentando di far venir fuori il marcio che c’era. E noi saremmo i colpevoli. Cosa potevamo fare ? Accedere ai libri contabili della Società ? Se contesti sei troppo duro e non vuoi il bene della squadra, se insinui dubbi sei disfattista, se segui ad oltranza sei troppo accondiscendente. Fate pace con il cervello e spogliatevi dei vostri interessi, la pacchia è finita anche per voi. E poi ci sono loro, gli ex calciatori che da ieri pomeriggio postano messaggi di cordoglio per piangere il morto. Vergogna vi dico, non conoscete altro Dio all’infuori del vil danaro, luridi mercenari infangatori della nostra gloriosa maglia solo ora vi ricordate di noi. Considero solo tre ex calciatori baresi acquisiti: Salvatore G., Igor P. e Sandro T., tutto il resto è aria fritta che va e viene senza lasciare traccia. Noi invece restiamo con la nostra passione e il nostro orgoglio di essere baresi. Questi sentimenti non falliscono e non retrocedono, nessuno potrà mai privarci delle nostre origini e della nostra città al di là di ogni categoria. La D non ci spaventa, anzi servirà a scremare il tifo. Ci saranno solo i veri seguaci, i doppiofedisti sul divano a vedere CR7 e ad esultare ai gol delle strisciate. La nostra città è viva, sappiatelo, ci rialzeremo e torneremo più forti di prima, dovessero anche passare vent’anni noi non molliamo. Il mio, il nostro, non è un guaito di dolore ma un grido di battaglia.
C., un tifoso per sempre biancorosso.