Trentaquattro anni fa la Roma visse, contro il Liverpool, la delusione più cocente della sua storia.
Per tantissimo tempo (fin quando il Chelsea di Di Matteo non alzò la Coppa con le orecchie in casa del Bayern Monaco) i giallorossi sono stati l’unica squadra europea ad aver perso la coppa in casa.
In questi trentaquattro anni le possibilità di rivincita sono state zero; questo è il dato più importante per capire quel dramma sportivo e, nel contempo, l’eccezionalità dell’occasione offerta da questo doppio confronto.
E’ il classico treno che passa una volta nella vita.
Fare pronostici è sempre difficile, in casi come questo lo è ancora di più. Probabilmente le due squadre sono di un livello simile sul piano tecnico e tattico, ciò che può fare la differenza è l’approccio alla partita, che, spesso, è la naturale conseguenza dell’abitudine a giocare queste gare.
Qui l’ago della bilancia pende decisamente verso i padroni di casa. L’unica variabile impazzita che potrebbe intervenire è “l’effetto Barcellona”, ossia quanto l’aver eliminato una squadra come il Barca possa aver condizionato positivamente la testa degli uomini di Di Francesco.
Certe vittorie possono accrescere la stima, la consapevolezza ed aggiungere un pizzico di sana follia che non guasta mai in competizioni importanti.
Ma attenzione, Barcellona e Liverpool sono profondamente diverse; regalare agli inglesi la stessa paura, o meglio la stessa soggezione palesemente manifestata al Camp Nou produrrebbe, già nel primo tempo, un risultato molto peggiore dello 0-1 con cui si andò all’intervallo in Catalogna.
Il Liverpool gioca veloce ed in verticale, non si rilassa mai e, se sente odor di sangue e paura non palleggia, attacca e realizza. Non vedremo mai la squadra di Klopp con l’atteggiamento remissivo del Barcellona (sia a Roma ché in larghi tratti della gara d’andata). L’unico modo di giocare questa partita è metterne in crisi le certezze esaltando le proprie. Essere più concreti del solito.
Ricorda il Chelsea, ma è più incisivo e più fortunato. Fare ad Anfield una prima mezz’ora come quella vista allo Stamford Bridge significherebbe salutare tutti, ringraziare ed uscire di scena.
L’atteggiamento mentale deve essere quello di Roma Barca, la consapevolezza dei gra, ndi con l’umiltàdei minuscoli. Ma la tattica sarà completamente diversa. Difficile avere spazi tra le linee, il pressing in mezzo al campo sarà incessante per cui occorre avere pronte le alternative al classico palleggio da dietro, niente difesa a tre contro un tridente pericolosissimo, niente gabbie su Salah ma difesa alta e contropiedi da accompagnare intelligentemente, con quanti più uomini possibili.
Fare leva sull’orgoglio di quella sera per far tacere Klopp, la Kop e raddrizzare la curva del destino
Angelo Spada
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