In questi giorni, camminando per Roma, mi è capitato di incontrare e parlare con tanta gente, soprattutto con persone dai 45 anni in su, e la frase che più di tutte mi è rimasta impressa nella mente è “Non sarà una rivincita, sono passati 34 anni…”
Ma in fondo io lo so bene, come del resto lo sanno tutti quelli che hanno pronunciato queste parole…la sfida con il Liverpool non sarà mai una partita come le altre, anche a distanza di così tanto tempo, nessuno potrà mai cancellare quella serata del 30 maggio 1984.
Per l’intera settimana che ha preceduto la finale c’è stato una specie di carnevale in città, una processione quasi liturgica…si respirava un’atmosfera irreale ed il giorno della partita la maggior parte degli uffici dopo pranzo erano già vuoti; per le strade, le macchine che riprendevano la via di casa e quelle che erano dirette allo stadio, ornavano di sciarpe e bandiere gli abituali tragitti che quel giorno sembravano portare verso il paradiso…un paradiso che poi si è trasformato in inferno, quello che è successo è storia.
Devo ammettere che in realtà io non so come sia andata veramente, e di questo devo ringraziare i miei genitori che hanno avuto la brillante intuizione di concepirmi tra marzo ed aprile 1983, in modo da farmi arrivare a quella maledetta serata davanti alla tv seduto su un seggiolone, con la carta d’identità che segnava 4 mesi e 27 giorni….eh già, fortunatamente non ho memoria di quella giornata, ma porto con me “solo” un bagaglio di racconti e ricordi che mia madre, mio padre e altri conoscenti mi hanno trasmesso nel corso degli anni.
Ma ora la carta d’identità dice che ho 34 anni ed il destino ha voluto farmi vivere in prima persona questa sfida; io credo molto al destino e voglio credere che dopo avermi preservato da quella tragedia sportiva ora mi stia dando un segnale….già, perchè io vedo molti segni del destino…non posso e non voglio ignorarli…su tutti ci sono due piccoli ma significativi episodi: lo stinco di Bruno Peres in Ucraina e l’errore di Gonalons nella sfida del Camp Nou…cosa c’entrano? Beh, senza il salvataggio del difensore brasiliano nella sfida di andata con lo Shakhtar Donetsk, non sono così sicuro che saremmo riusciti a ribaltare l’eventuale 3-1; per quanto riguarda l’ingenuità del francese che ha permesso al Barcellona di chiudere l’andata sul 4-1, nessuno può togliermi dalla testa che il gol di Suarez ha rappresentato la nostra manna dal cielo… questo ha permesso alla Roma di poter affrontare il match di ritorno senza pressioni, sapendo di non avere niente da perdere ed ha fatto credere ai blaugrana di aver messo il risultato al sicuro; nella “remuntada” dell’Olimpico sono entrati in ballo anche altri tre segnali: i gol dei giallorossi sono stati messi a segno da Dzeko, De Rossi e Manolas, gli stessi marcatori presenti nel tabellino dell’andata, con l’azzurro ed il greco autori dei due autogol in terra catalana. E’ ovvio, al di sopra di tutto, ha influito la prestazione a dir poco stratosferica degli uomini di Di Francesco, che hanno regalato a tutti noi un’impronosticabile semifinale di Champions….poi il resto l’ha fatto il mio inseparabile amico destino, facendo uscire dall’urna di Nyon il Liverpool.
Per scaramanzia non voglio dire che sia così, ma in questi giorni a Roma si sta assaporando un’atmosfera che si avvicina molto a quella di 34 anni fa….è vero, all’epoca stavamo per giocarci la partita più importante mentre ora giocheremo per la finale, ma sono sicuro che se andrà come deve andare, noi avremmo già vinto!
Valerio Pentasuglia