Un brutto risveglio per l’ambiente Torino all’indomani della sconfitta interna contro la Fiorentina. Una gara nata male e finita peggio ed il risultato avrebbe anche potuto essere molto più rotondo a favore dell’undici guidato da Pioli, detto in tutta onestà. Inutile mettere sul banco degli imputati l’uno piuttosto che l’altro ma il dato di fatto è che ormai è sfumata l’Europa anche per quest’anno e le dieci partite restanti devono solo rappresentare un crocevia per la prossima stagione utile a capire chi è degno di indossare questa maglia. Troppo poco per una società che non si è nascosta dietro un dito in estate cercando di allestire una squadra che potesse far tornare il Toro nel giro del calcio che conta per davvero. Se è vero che a questo punto del campionato ci sembrerebbe sterile trarre conclusioni definitive, è altrettanto vero che qualcuno dovrà pur rendere conto alla piazza di una disfatta che non è isolata ma figlia di un periodo maledetto. Squadra stanca, in chiaro deficit atletico, senza un minimo di mordente e soprattutto senza idee. Così non va Mister Mazzarri, siamo alla quarta sconfitta consecutiva ognuna delle quali giunta in maniera netta e senza appello. Se poi ci aggiungi che poco più di 15 giorni fa il Toro è uscito con le ossa rotte dal Bentegodi di Verona mentre ieri l’Atalanta ha fatto allenamento contro gli stessi avversari la situazione non può che aggravarsi. Certo il calcio non è una scienza esatta ed ogni partita fa storia a sé recita il più classico dei luoghi comuni, forse però è anche giunto il momento di fare riflessioni più approfondite. Attenzione ai numeri, quelli che raramente mentono, che vedono la media punti di Mazzarri a 1,22 contro quella di Mihajlovic che era di 1,37: sicuri che il cambio di guida tecnica abbia effettivamente giovato al rendimento della squadra ? Le dichiarazioni del dopo partita…Beh preferiamo sorvolare sia per Mazzarri che, soprattutto, per Cairo. Quale sarebbe il senso di “cambiano gli allenatori cambiano gli obiettivi” ? Presidente, cerchi di far uscire tutto l’ambiente dal torpore che lo sta attanagliando irreversibilmente, se prendere coscienza di aver commesso un errore sarebbe un gesto intelligente, richiamare Mihajlovic non è da considerare un’assurdità. I tifosi sono stanchi (vorrei vedere…), i fischi sia al termine del primo tempo e la vera e propria contestazione a fine partita sono un fattore da non sottovalutare per una piazza che non ha mai fatto mancare la propria vicinanza alla squadra. Qualcosa si è rotto e la frattura appare insanabile, al momento limitare i danni e concludere degnamente la stagione appare l’unica via percorribile. Del “caso” Ljajic ne abbiamo già parlato ma una nota aggiuntiva a quanto pare è d’obbligo: il 10 serbo è sembrato ieri l’unico in grado di consegnare la verve mancata al resto dei compagni di squadra. L’assist per Belotti una perla, alcune giocate di qualità, altre tentate ma non riuscite ma in ogni caso tanta volontà e abnegazione al servizio della causa. Peccato però che per Mazzarri Ljajic fosse un elemento di cui fare tranquillamente a meno visto il mancato utilizzo nelle prime sei partite della nuova gestione dopo l’avvicendamento in panchina. E non ci si venga a dire che le motivazioni fossero di natura fisica perché dai tempi di Nereo Rocco se un calciatore siede in panchina è arruolabile a tutti gli effetti, piuttosto Mazzarri cerchi una giustificazione a quanto detto poco prima della fine della finestra di mercato a gennaio proprio su Ljajic definito libero di andar via qualora insoddisfatto delle continue eslusioni. Altri tempi, altri momenti. Ora però i bei tempi sono finiti, bagno di umiltà da parte di tutti e sotto con il lavoro per onorare la maglia e non generare ulteriori malumori che potrebbero far degenerare completamente la situazione. Mazzarri, il cielo è grigio sopra Torino.
Ciccio
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