Il commento del tifoso del Napoli al momento più buio della stagione azzurra:
Dieci partite per crederci ancora. Dieci partite per compiere un miracolo, o rassegnarsi a una realtà palese, la Juve è più forte. Certo più forte, per mentalità, come organizzazione societaria ma soprattutto come rosa. Il famoso fatturato, che poi condiziona il monte ingaggi. Tanto nominati da Sarri, presi come giustificazione da Juventini ma anche da addetti ai lavori e tifosi di altre squadre.
Il totale degli stipendi dei giocatori che compongono la rosa dei bianconeri, esclusi i bonus, arriva a 164 milioni di euro. I calciatori allenati da Sarri, invece, guadagnano complessivamente 80 milioni di euro. Il quinto monte ingaggi della serie A, come ripete spesso il mister toscano. I partenopei sono dietro nell’ ordine anche a Milan (114), Roma (93), Inter (82).
Se sommiamo la cifra spesa dalla società di proprietà degli Elkann, per acquistare Dybala e Higuain (50+90 milioni di euro), non si arriva alla somma dei danari investiti da De Laurentiis per acquistare gli 11 titolari del Napoli.
Il fatturato della Juventus, dati relativi alla stagione scorsa, arriva a 405,7 (decimo in assoluto in Europa), il Napoli giusto la metà, 200,7 milioni di euro. Allora come è possibile che fino a sole due settimane fa i partenopei fossero primi? Partendo dal presupposto che i conti si fanno alla fine, il percorso delle ultime due stagioni del Napoli è stato superlativo. Tenere testa come punteggio, sia nel girone di ritorno della stagione passata che quest’ anno alla compagine di Allegri è stato qualcosa fuori dal comune, non razionale, ma accaduto grazie al lavoro di tecnico, società e giocatori, compatti nell’inseguire un grande sogno.
La critica però non ci sta: se non vinci nulla il bel gioco non serve a niente. Perché uscire dalle coppe se poi perdi comunque il campionato. Sarri non sa sfruttare la rosa, giocano sempre gli stessi. Al Napoli manca la mentalità, la ferocia della Juve… Tante se ne sono sentite e ora che la sconfitta contro la Roma e il pareggio di Milano ha portato gli azzurri al virtuale meno quattro in classifica, le critiche sono ancora più rumorose e aspre.
Chi parla così non conosce il calcio e forse ignora anche le leggi economiche o semplicemente il darwinismo.
Se confrontiamo gli 11 titolari azzurri e gli 11 titolari bianconeri, non ci sono grossi squilibri, ma la differenza a vantaggio della Juventus è la sconfinata rosa rispetto a quella del Napoli. Szczesny; Lietchsteiner, Rugani, Barzagli, Asamoah; Sturaro, Marchisio, Bentacour; Bernardeschi, Douglas Costa, Cuadrado. Questa è un altra squadra, competitiva per la serie a, che il club di Torino ha a disposizione. Sarri nelle riserve annovera invece Sepe, Maggio, Chiriches, Tonelli, Milic; Rog, Diawara, Zielinski, Ounas, Milik, Machcach.
Sta qui il vantaggio fattivo di Allegri. Avere la possibilità di alternare giocatori senza poi abbassare di tanto la qualità e competitività delle prestazioni.
In molti hanno detto, perché Milik non gioca di più!?!? Non considerando che a Milano era appena alla seconda convocazione post infortunio. Che ritmo partita non ne ha e che il ragazzo prima di ritrovare la piena fiducia e scioltezza ha bisogno di tempo, è cosi ovvio. Cinque mesi fuori, la recidività dell’ infortunio e il mondiale alle porte non fanno del polacco un giocatore pronto. Magari tra un mese sarà diverso. Ma il pieno recupero del calciatore non coincide con le esigenze odierne del Napoli.
Se gli azzurri non dovessero arrivare al traguardo massimo, nel cassetto dei rimpianti, si potrà mettere l’incapacità della società di portare sia a giugno che a gennaio, elementi in grado di puntellare una rosa forte ma sicuramente incompleta.
Mertens e Insigne le giocano tutte, per quanto atleticamente siano fuori dalla media, lo stress continuo, fisico e mentale è insopportabile, la mancanza di concorrenza è un altro fattore psicologico importante, non avere nessuno alle spalle che ti insidia il posto se da un lato può dare sicurezza, dall’ altro ti toglie quello stimolo in più a fare sempre meglio.
Come tifoso, smanioso di festeggiare vittorie, del bel gioco mi importa poco. Per vedere un trofeo alzato da capitan Marek, mi accontenterei di vincere le partite tutte per uno a zero su autogol.
Poi se penso a come godo a vedere i sincronismi perfetti nei movimenti senza palla dei giocatori azzurri, la voglia di tenere sempre in mano le redini della partita, la tattica che esalta la tecnica dei giocatori, mi rendo conto che Sarri oltre a farci sentire vicini a un agognato trionfo ci ha dato qualcosa in più. Ci ha proiettato in una dimensione estetica del calcio, dove la bellezza splende e fragorosa si espande via digitale in tutto al mondo. Attenzione però, queste sono due cose ben distinte, non contrapposte. Mai nessun tifoso, ne sono certo, baratterebbe lo scudetto con gli elogi. Essere orgogliosi dello spettacolo sincronico che mette ogni giornata in scena al Napoli, godere con gli occhi, come del resto fanno molti tifosi anche avversari è ben lontano da essere un palliativo a ciò che aspettiamo da quasi 30 anni.
Uno più uno fa sempre due. Se possiamo vivere il “sogno” di poter vincere il terzo scudetto, il merito è di mister Sarri, del presidente De Laurentiis e Giuntoli e di un manipolo di giocatori che si sono guardati in faccia e si sono dati un obiettivo: personale, di gruppo e per la gente che come noi, che sospiriamo e soffriamo per la maglia azzurra.
Mancano dieci giornate, Il Napoli ci proverà, probabilmente non ci riuscirà, perché Davide/Sarri, per sopraffare Golia/Juventus di astuzia, ce ne ha messa e continuerà a mettercela. Ma il gigante se cade a terra significa che si è dimostrato in quel frangente più debole di quanto sia realmente.
Que Serà Serà, cantava Doris Day in “L’Uomo che sapeva troppo”, non possiamo che affidarci al fatalismo, oltre che cantare sempre più forte allo stadio. Se non sarà, saremo tutti tristi e magari malinconici per aver perso un occasione forse irripetibile. Ma quello che non verrà scalfito è quanto costruito in questo ciclo di tre anni da Sarri, società e giocatori. Il tentativo di sovvertire tutti i pronostici e portare Napoli, almeno una volta, almeno in un campo della società, davanti a tutti.
Lo scudetto lo può perdere la Juventus, il Napoli può vincerlo perché ha dato tutto, sta andando oltre le sue possibilità. Non ci sarà in ogni caso nessuno da ringraziare, perché si vince e si perde assieme: chi gioca, chi dirige e chi ama spassionatamente.
FORZA NAPOLI, SEMPRE
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