Analisi sulla squadra e sul suo reale potenziale
Forse in estate, al cospetto dei rinnovi dei giocatori più importanti, attese e illusioni dei tifosi napoletani, anche quelli meno ottimisti, sono aumentate a dismisura. L’ onda di entusiasmo, derivante anche dal girone di ritorno dello scorso campionato spettacolare, ha fatto andare “fuori giri” la piazza, già “famosa” per l’ amplificazione delle sue sensazioni. A onor del vero, anche media e televisioni hanno contribuito ad accrescere l’ entusiasmo dei supporters partenopei. Quasi tutti, tra quotidiani sportivi e opinionisti dei principali salotti calcistici hanno iniziato a dare, con troppa superficialità, gli azzurri favoriti per il titolo. I tifosi hanno iniziato a crederci tanto, troppo, anche a causa di questi favori del pronostico decretati dagli esperti del calcio. Tuttavia, se vogliamo analizzare con obiettività e senza farci travolgere da eccessi di sentimentalismo, bisogna anche dire che la marcia trionfale del Napoli dello scorso anno è arrivata quando gli azzurri erano già che belli tagliati fuori dalla lotta allo scudetto: un conto è giocare partite che determinano un certo pathos, e un altro è giocare partite che non procurano un dispendio eccessivo di energie mentali. Il Napoli, in effetti, tutte le partite che avevano un certo valore “emozionale” non le ha quasi mai vinte; tutto ciò sta a significare che la squadra dispone si di giocatori validi a livello tecnico, ma che non possiedono quelle doti di leadership necessarie per affrontare partite di un certo livello. Quasi mai un Hamsik, il capitano che dovrebbe trascinare la squadra nei momenti chiave del campionato, ha preso la squadra per mano, trascinandola e trascinando anche i suoi compagni, alla vittoria. Ma il problema della mancanza di personalità comprende anche altri giocatori: i vari Mertens, Callejon, Insigne si “esaltano” raramente nei match che potrebbero determinare quel salto di qualità necessario. Forse il Napoli, ed i suoi maggiori talenti sono stati, con eccessiva fretta, sopravvalutati da media e tifoseria. Anche l’ allenatore, più volte, è stato trattato da “profeta”, evidenziandone troppo i pregi e troppo poco i limiti, che appaiono evidenti nella gestione del turnover e della rosa a sua disposizione. Forse il gioiello Napoli è stato frettolosamente esaltato ed osannato. Forse analizzando con obiettività la squadra, i giocatori ed il tecnico, è giunta l’ ora di dare una ridimensionata generale. Il Napoli è una buonissima squadra che forse ,con qualche ritocco nel mercato invernale, potrà ancora dire la sua per il titolo, ma il ruolo di favorita, oggettivamente ed obiettivamente, non può esserle assegnato. Juventus, Roma e forse anche l’ Inter hanno organici più ampi e anche più validi a livello tecnico e fisico. Il Napoli è la costruzione di un tecnico, Sarri, che ha dato un gioco straordinario ad una squadra, fatta da bravi giocatori, ma non da campioni; gioco, però, ormai studiato e al quale le squadre che giocano contro gli azzurri hanno trovato l’ antidoto per renderlo quasi inoffensivo. E qui che nascono i demeriti, e forse i limiti di un tecnico che nn riesce a trovare un’ alternativa di gioco, ma soprattutto non sembra intenzionata a ricercarla, e questa ostinazione a insistere su alcuni giocatori che da parecchio ormai non danno un contributo accettabile, si sta rivelando abbastanza controproducente.
È proprio per questo che, anche per rispetto dei milioni di tifosi napoletani, bisogna dire come stanno realmente i fatti. Il Napoli è una buona squadra, non eccezionale, con un buon tecnico, non eccezionale per alcuni aspetti, e con un buon presidente ma non eccezionale ( troppo “aziendalista” e poco “tifoso”). Lo scudetto, qualora venisse conquistato, sarebbe un’ impresa storica, in linea con quella di un paio di anni fa compiuta dal Leicester in Premier. Qualora dovesse vincere il titolo, ciò sarebbe da considerare un fatto inaspettato e sorprendente. I tifosi non vanno presi in giro.
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