FOCUS GENOA, Juve troppo forte per il Grifone – di S.Mangione

Difficile, se non impossibile, affrontare questa Juventus. Nello stadio in cui la Vecchia Signora non perde dal 23 agosto 2015 (prima partita ufficiale della gestione Max Allegri, 0 a 1 contro l’Udinese), un Genoa che è costretto a guardarsi le spalle dalle inseguitrici, non può far altro che prendere atto della supremazia bianconera, raccogliendo i cocci di un’ennesima, pessima figura e tornare a Genova cercando di preparare la prossima e importante sfida contro il Chievo Verona così come era stata preparata la partita contro la Lazio.
Match che già al 17esimo minuto è virtualmente chiuso grazie al doppio vantaggio bianconero, un concentrato di cinismo che taglia le gambe al Grifone.

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Dapprima un goffo autogol di Munoz (il quarto della stagione del Genoa, che in Serie A è la squadra che più volte ha autoviolato la propria porta), che pone l’accento sulle disattenzioni e i limiti tecnici della retroguardia rossoblù, terza peggior difesa del torneo, e poi la marcatura di Dybala, cancellano ogni speranza di ripetere la grande impresa di 19 giornate fa al Ferraris. Messo al sicuro il risultato, la Juventus si limita a far camminare le lancette del cronometro e innesca la classica melina alternata a momenti di accademia calcistica. Dal canto suo il centrocampo di Juric non riesce mai a trovare il bandolo della matassa per provare a contrastare la mediana bianconera e così i due metronomi Khedira Marchisio hanno carta bianca. Cataldi non entra mai in partita; Miguel Veloso, che soffre inevitabilmente il gioco dei padroni di casa, fornisce un numero limitatissimo di palloni alle ali e ai trequartisti; Ntcham  può solo tentare diverse volte, invano, la strada del tiro dalla distanza e Palladino, a parte un suggerimento a Simeone, non risulta pervenuto. Lazovic è tenuto a bada da Asamoah mentre Laxalt, in dubbio fino all’ultimo, prova a dar man forte alla difesa tenendosi basso.

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Il Cholito, quasi commovente per generosità e sacrificio, è ingabbiato dai colossi della retroguardia bianconera e non sfrutta l’occasione che al 47esimo gli capita sulla testa.

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Tra tanto timore reverenziale e una condizione fisica che lascia molto a desiderare, vi è la sensazione che i rossoblù stiano ricominciando a soffrire degli stessi enormi problemi che segnarono l’avventura 1.0 di Juric. Ovviamente giocare contro 11 giocatori che viaggiano su binari tutt’altro che paralleli ai propri può solo accentuare le difficoltà, ma non si può nascondere il fatto che i reparti soffrano di mancanza di fiducia e compattezza. E il gol di Bonucci ne è l’esempio lampante. Difatti una cavalcata inspiegabilmente incontrastata da centrocampo all’area di rigore da parte di un difensore centrale,  va aldilà di errori di posizionamento (dov’erano i trequartisti e i mediani?) e chiama in causa questioni relative alla capacità di fare gruppo, di comunicare e di mantenere alta la concentrazione.

Nei prossimi giorni il Genoa lavorerà senza pensare troppo al risultato di Torino, un tonfo probabilmente preventivato ma che arriva in un periodo critico del torneo. Sì perchè mentre per gli uomini di Juric i punti da aggiungere alla classifica sono zero, Empoli Crotone, con le vittorie a Milano e Genova, si fanno pericolosamente sotto portandosi rispettivamente a meno 1 e meno 6, trascinando i liguri nella zona più calda del ranking.
Stefano Mangione

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