Tu quoque Olly, fili mi. Oliver Ntcham, l’eroe dei 4
punti in due partite, dopo le reti nei minuti finali contro Bologna ed
Empoli, è di nuovo l’uomo copertina del Genoa, ma questa volta in
negativo. Il numero 10, il più elogiato della settimana, è lo sfortunato
autore del semi-assist che consegna a Muriel le chiavi per sbloccare il
match e che fa cadere la squadra nell’ennesima spirale contestatrice da
parte dei tifosi.
Eppure la truppa di Mandorlini
entra bene in campo, controllando bene la manovra degli uomini di Giampaolo e limitando al massimo i rischi. Simeone e Pinilla sono i primi a coprire le linee
di passaggio ai difensori blucerchiati, si immolano per la causa e arretrano, talvolta, fino alla linea
di centrocampo per creare maggiore densità e impedire una buona impostazione
alla Sampdoria. Le due mezzali interpretano perfettamente il loro ruolo e
garantiscono tanta quantità e recupero palloni. Hiljemark, in versione mastino, è il migliore della serata genoana,
arrembante e atletico diventa l’incubo della metà campo doriana; Ntcham, che riceve la prima maglia da
titolare della gestione Mandorini, almeno nella prima ora di gioco, non fa rimpiangere Cataldi, e Cofie, non proprio un uomo da
impostazione come Luca Rigoni, tra una randellata ed uno spintone, tallona Bruno
Fernandes fino ad annullarlo. Le ali, bloccate nella veste difensiva del 3-5-2,
si concedono poche galoppate nella metà campo avversaria ma mettono comunque in
difficoltà i cugini creando scompiglio e dando il via alla ghiotta occasione di
Pinilla, neutralizzato da un ottimo Viviano.
La difesa, infine, chiude ogni spazio possibile e immaginario a Quagliarella e
a Muriel, tenendoli alla larga da Lamanna, che nel corso del primo tempo deve
solo osservare un paio di tiri fuori misura.
entra bene in campo, controllando bene la manovra degli uomini di Giampaolo e limitando al massimo i rischi. Simeone e Pinilla sono i primi a coprire le linee
di passaggio ai difensori blucerchiati, si immolano per la causa e arretrano, talvolta, fino alla linea
di centrocampo per creare maggiore densità e impedire una buona impostazione
alla Sampdoria. Le due mezzali interpretano perfettamente il loro ruolo e
garantiscono tanta quantità e recupero palloni. Hiljemark, in versione mastino, è il migliore della serata genoana,
arrembante e atletico diventa l’incubo della metà campo doriana; Ntcham, che riceve la prima maglia da
titolare della gestione Mandorini, almeno nella prima ora di gioco, non fa rimpiangere Cataldi, e Cofie, non proprio un uomo da
impostazione come Luca Rigoni, tra una randellata ed uno spintone, tallona Bruno
Fernandes fino ad annullarlo. Le ali, bloccate nella veste difensiva del 3-5-2,
si concedono poche galoppate nella metà campo avversaria ma mettono comunque in
difficoltà i cugini creando scompiglio e dando il via alla ghiotta occasione di
Pinilla, neutralizzato da un ottimo Viviano.
La difesa, infine, chiude ogni spazio possibile e immaginario a Quagliarella e
a Muriel, tenendoli alla larga da Lamanna, che nel corso del primo tempo deve
solo osservare un paio di tiri fuori misura.
Insomma Mandorlini prepara la partita come meglio non può. Sembra
non lasciare nulla al caso. La Sampdoria mantiene il possesso di palla sulla
propria trequarti e aspetta il passo falso dell’avversario non vedendo l’ora di
colpire, ma il pressing dei padroni di casa è intelligente e riesce a dare
sempre copertura; ai funamboli blucerchiati non viene mai concesso l’uno contro
uno e Burdisso e compagni smorzano ogni velleità doriana. Una partita che solo
una giocata, un’intuizione o una clamorosa disattenzione può sbloccare. In questo senso il protagonista,
nel bene e nel male, è sempre lui: Oliver Ntcham. Con quel passaggio azzardato
in orizzontale, a metà strada tra Munoz e Muriel, che aspettava un errore del genere da 70
minuti, spiana la strada alla Sampdoria verso la 41esima vittoria del
derby della
Lanterna e verso il quarto “cappotto”
della sua storia, replicato dopo ben 57 anni. Ed è la rete del
colombiano a mettere a nudo le falle del sistema di gioco del Genoa che
non è più in grado di rendersi pericoloso e conferma le sue gravi lacune
in fase offensiva con Simeone a digiuno da più di un mese, dal 27
gennaio, e isolato, insieme al suo partner Pinilla, nella metà campo
blucerchiata. Il Genoa si conferma squadra di medio-bassa classifica,
più avvezza alla difesa che all’attacco, incapace di impensierire gli
avversari con il proprio gioco e dipendente dalle improvvise giocate
individuali.
non lasciare nulla al caso. La Sampdoria mantiene il possesso di palla sulla
propria trequarti e aspetta il passo falso dell’avversario non vedendo l’ora di
colpire, ma il pressing dei padroni di casa è intelligente e riesce a dare
sempre copertura; ai funamboli blucerchiati non viene mai concesso l’uno contro
uno e Burdisso e compagni smorzano ogni velleità doriana. Una partita che solo
una giocata, un’intuizione o una clamorosa disattenzione può sbloccare. In questo senso il protagonista,
nel bene e nel male, è sempre lui: Oliver Ntcham. Con quel passaggio azzardato
in orizzontale, a metà strada tra Munoz e Muriel, che aspettava un errore del genere da 70
minuti, spiana la strada alla Sampdoria verso la 41esima vittoria del
derby della
Lanterna e verso il quarto “cappotto”
della sua storia, replicato dopo ben 57 anni. Ed è la rete del
colombiano a mettere a nudo le falle del sistema di gioco del Genoa che
non è più in grado di rendersi pericoloso e conferma le sue gravi lacune
in fase offensiva con Simeone a digiuno da più di un mese, dal 27
gennaio, e isolato, insieme al suo partner Pinilla, nella metà campo
blucerchiata. Il Genoa si conferma squadra di medio-bassa classifica,
più avvezza alla difesa che all’attacco, incapace di impensierire gli
avversari con il proprio gioco e dipendente dalle improvvise giocate
individuali.