FOCUS ATALANTA: sali-scendi dal Paradiso. Ma c’è veramente posto per la Dea?

Probabilmente Gasperini ci avrebbe messo la firma. La
classifica, al termine del trittico terribile, segna 52 punti per l’Atalanta.
Il terzo posto è distante 8 lunghezze ma, non ce ne vogliano i tifosi
bergamaschi, già prima sembrava difficile. Ora è fantascienza.
La realtà, invece, parla chiaro: la Dea torna con i piedi
sulla Terra e non bisogna vedere la notizia dal lato negativo. Anzi! A Napoli,
la squadra nerazzurra ha avuto un balzo incredibilmente vertiginoso per tutte
le ragioni del mondo, specialmente quelle di tenuto la porta inviolata al SAN
PAOLO (parco giochi di Mertens&Co.), per aver offerto un gioco alla pari
(se non, a volte, superiore) dei partenopei e per aver consacrato (ce n’era
bisogno?) Mattia Caldara, promesso sposo alla Vecchia Signora già dal prossimo
anno calcistico, Barzagli e Benatia permettendo.
Una vittoria che non è passata inosservata (ma va?) ai
tifosi rimasti in Lombardia, i quali sono stati in centinaia carichi di cori,
striscioni e fumogeni ad accogliere i propri beniamini all’aeroporto di Orio al
Serio. Tutto, ovviamente, documentato sui social dai vari protagonisti del
pomeriggio. La condivisione di quei video, specialmente su Instagram, potrebbe
essere stata letta anche come un messaggio alla Fiorentina: “Occhio, Viola. Domenica
non giocheremo solo in undici”.
Detto, fatto. Stadio pieno. Gasperson deve fare a meno di Kessié
per squalifica. Dentro, allora, D’Alessandro con l’arretramento di Kurtic sulla
linea mediana. “No, così non va bene” avrà pensato l’allenatore. Ritorno al
3-4-1-2 durante l’intervallo ma la situazione non si sblocca.
In quella partita, sono stati principalmente due i limiti
dell’Atalanta: non sfruttare una Fiorentina amareggiata dagli ultimi risultati,
specialmente la bruciante ed orrenda eliminazione dall’Europa League, e di non
aver avuto la lucidità utile negli ultimi sedici metri per trafiggere
Tatarusanu. Il gioco si è fatto vedere solo a sprazzi, complice l’annientamento
del Papu Gomez da parte di Sanchez, e l’inizio col “nuovo” modulo non ha certo
aiutato.
C’è qualcosa che non permette la presenza della Dea nel Paradiso europeo?
Intanto, l’Inter nel pomeriggio e la Lazio alla sera,
conquistano tre punti facili in trasferta contro Cagliari e Bologna. La
classifica dice: Lazio 53, Atalanta 52, Inter 51.
Ecco, allora, il match-clou di scena a San Siro. Qui, quel qualcosa della settimana precedente, diventa un qualcuno. Berisha deve recuperare
la palla in fondo alla rete sette volte. Nulla funziona come deve. O meglio,
nulla funziona come deve dal 17’ in poi. Il gol di Icardi ha decretato la fine
del un buon (solito) atteggiamento atalantino: pressing e ritmo alto,
un’occasione per Gomez e un rigore alquanto dubbio non fischiato. Quella che
doveva essere la partita della consacrazione si è trasformata in una bestemmia (calcistica) urlata a squarciagola in chiesa.
Si sa, però, che c’è sempre tempo per la redenzione dei peccati e l’occasione giusta sarà già alle 15
di domenica 19 allo stadio “Atleti Azzurri d’Italia” contro il Pescara per
mostrare che quel brio, autista per gran parte del cammino atalantino,
non è svanito.
Tornare con i piedi per terra, spesso, aiuta a capire le proprie dimensioni. Per questo la batosta di domenica non dev’essere vista dal lato negativo: i bergamaschi sono sempre a lottare per la qualificazione nell’Olimpo europeo ma salire troppo in alto velocemente, insegna Icaro, può essere dannoso.
a cura di Sebastiano Moretto

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