INTER-ATALANTA 7-1
(17′, 23′, 26′ ICARDI, 31′, 34′ BANEGA, 42′ FREULER, 52′ GAGLIARDINI, 67′ BANEGA)
Un famoso proverbio consiglia di non giudicare mai un libro dalla copertina.
Attenzione al verbo: consigliare. Sì, perché gli aforismi non sono delle verità assolute. Questo per dire che la burrasca rivoltatasi ai danni del povero Berisha non sia il punto di partenza dei soliti commenti malevoli. Bisogna ricordare il cammino percorso fin qui da parte dell’Atalanta, un sogno che ogni provinciale spera di compiere al fine di aprire il cancello che separa l’Italia dal palcoscenico europeo. C’erano riusciti, per esempio, il Sassuolo l’anno scorso e il Parma nel 2013/2014, giusto per non menzionare la sovente interprete Fiorentina.
Attenzione al verbo: consigliare. Sì, perché gli aforismi non sono delle verità assolute. Questo per dire che la burrasca rivoltatasi ai danni del povero Berisha non sia il punto di partenza dei soliti commenti malevoli. Bisogna ricordare il cammino percorso fin qui da parte dell’Atalanta, un sogno che ogni provinciale spera di compiere al fine di aprire il cancello che separa l’Italia dal palcoscenico europeo. C’erano riusciti, per esempio, il Sassuolo l’anno scorso e il Parma nel 2013/2014, giusto per non menzionare la sovente interprete Fiorentina.
Ebbene, la Dea ha presenziato al Piazzale Angelo Moratti per festeggiare il compleanno della padrona di casa sotto le vesti di un ospite di tutto rispetto ed addirittura con il tacco di 1cm più alto in confronto a quello indossato dalla squadra interista. Inoltre, non volendosi presentare a mani vuote, ha cercato un effetto-sorpresa che, se fosse accaduto, tanto sorpresa non sarebbe stato. Quest’ultima, però, non si è fatta intimorire e per l’occasione ha arredato il suo salotto con 60000 invitati, pronti ad accogliere la recente arrivata. Non si destabilizza, però, l’Atalanta che offre un 3-4-3 ad attaccare alto ed in maniera molto espansiva la retroguardia di Pioli. Eccolo pronto, allora, il Papu Gomez ad allungare la torta in faccia alla festeggiata se solo il suo tiro non fosse uscito di pochi centimetri dal palo sinistro di Handanovic. Ma sarà solo una voce che grida nel deserto perché poco dopo Icardi (da capitano) fa gli onori di casa e apre e chiude la partita nel giro di 9′.
La partita viene evidentemente compromessa, complice l’arrembaggio interista anche (e soprattutto) i tre colpi inflitti e il conseguente abbassamento di baricentro degli atalantini.
Gomez non riesce a destreggiarsi come suo solito, Petagna viene annullato da Miranda, Kondogbia viene il duello personale con Kessié e Banega mette due bei punti esclamativi sui primi 45′ dei padroni di casa. L’Inter soffia sulle candeline, gli invitati applaudono mentre i bergamaschi svolgono il ruolo del classico annoiato.
Il punto è che Gasperini, in settimana, dovrà parlare con i suoi giocatori e capire cos’è successo nel momento in cui cè stato un capovolgimento totale sotto l’aspetto del carattere. In 30′ ha capovolto la loro immagine di invitata di lusso.
Ok, l’Inter ha dimostrato una continuità spaventosa dopo la larga vittoria di Cagliari con una prestazione del suo attacco (che ha fornito bonus “a garganelle” per gli amanti del Fantacalcio) ma la “depressione post gol” era una cosa che non era mai accaduto da quando la marcia trionfale degli atalantini iniziò.
All’inizio del secondo tempo, “rinfrancato” momentaneamente dall’ 1-5 di Freuler, Gasperini porta Kurtic in mezzo al campo per aumentare la densità di muscoli e posiziona il marcatore del gol della bandiera a uomo su Banega. Non sono state mosse da “adesso andiamo a recuperarla”, bensì “cerchiamo di limitare i danni”.
Detto, fatto. Segnano “solo” Gagliardini e (nuovamente) Banega. La firma del primo è la metafora del figlio che ti fa cadere la bibita sull’abito elegante perché è di fretta e deve tornare a giocare con i suoi amici. Ingrato, ma gli vuoi comunque un gran bene.
Il match dell’Atalanta termina quando viene issata definitivamente la bandiera bianca con Gomez e Kessié che lasciano spazio a Mounier e Bastoni. In quel frangente, inizia la preparazione alla sfida interna contro il Pescara.
L’effetto-sorpresa, alla fine, è stato subìto: la Dea non aveva mai preso 5 gol in un tempo e l’Inter ha cambiato la data (da 1964 a 2017) per quanto riguarda i 5 gol fatti nel primo tempo
Gasperini ha una settimana di tempo per convincere i suoi giocatori che il pomeriggio burrascoso a San Siro non debba essere la copertina dell’inizio di un brutto libro; una giornata storta può capitare a tutti, persino agli scrittori più bravi. Perché è proprio dalle pagine strappate che nascono i best-sellers.
a cura di Sebastiano Moretto