Sfidare le leggi della natura? Richiede coraggio. La sconfitta è cosa quasi certa: è la nostra coscienza che ce lo dice, è il cervello. E’ la consapevolezza del fatto che segnare tre reti in sei minuti non è cosa normale: bisognerebbe rielaborare i canoni generici dalla “norma” se si vuole avere una piccola percentuale di riuscita.
E’ prima di tutto una disposizione intellettuale, un mero fattore psicologico: avere audacia mentale, spregiudicatezza d’animo, comporre dapprima uno slancio cerebrale che uno puramente fisico. Eliminare gli antichi confini tra ciò che è possibile e ciò che non lo è: non ricorrere più al dato storico, all’esperienza, perché non ci sono altri uomini che hanno già compiuto un miracolo del genere.
E quando non ci sono maestri storici sul quale creare doppioni, è difficile pensare di poter creare un’opera originale: pensi di non essere all’altezza, di non poter essere tu il prescelto per compiere un’impresa simile. Bisogna abbandonare le rationes seminales, l’ordine razionale che governa le cose: occorre pensare che le regole universali sul quale si poggia la nostra sensibilità siano modificabili, elevarsi mentalmente, assumere un atteggiamento superomistico. Creare nuove valutazioni, questa è elevazione: così dice il maestro trascendentalista Emerson, ed ecco che tutto è magicamente spiegato.
Uno slancio vitale, volontà di potenza: il Barcellona di ieri sera è stato questo, pura irrazionalità al servizio del mondo. Che poi, se ci pensiamo bene, i blaugrana non ci avrebbero stupito così tanto se avessero vinto 5-0 al 60′: è la veste di questo miracolo sportivo che lo ha reso così affascinante.
Tre reti in 6 minuti: se ti chiami Juventus o Milan e giochi contro la Casertana(senza offesa, estratta a caso tra le tante) questo è possibile, è vero. Ma avere davanti una squadra “attiva” e farlo ugualmente non ha simili: in effetti il Psg di ieri sera non merita neanche l’attributo “attivo”, è indubbio che ci siano anche i demeriti di una squadra che ha avuto paura. Un terrore latente, adombrato dietro un risultato, alla vigilia, più che sicuro.
Ripararsi ciecamente sotto quel 4-0 è stata, per i parigini, la colpa più grande: subire la piena sotto un tetto di paglia invece che costruire gli argini più previdenti del caso. E così, senza una difesa efficace, il fiume Barcellona ha copiosamente riversato la sua forza irrazionale sul “povero” Psg, saccheggiando e demolendo tutte le illusioni di un quarto di finale sfiorato con la mente più volte.
Il nichilismo attivo che batte quello passivo, l’oltreuomo che sconfigge l’inetto. Messi e compagni riscrivono le tavole della tradizione, anche oggi questo sport ci ha stupito: i blaugrana hanno regalato un’occasione di conversione anche ai fatalisti più “sfrenati”, ci hanno dimostrato che crederci fino all’ultimo istante non è poi così sbagliato: oggi siamo ancora più consapevoli che i confini tra realtà e irrealtà non li decide la storia, ma noi stessi.
Carlo Recanati
articolista per la redazione Voti Fanta, è uno studente universitario residente a Sulmona, in Abruzzo. Follow him on Instagram and Twitter @squerez_rec
……………………………………………………………