FOCUS GENOA: Di rifiuti e di gemme, con un pizzico di fortuna. A cura di S.Mangione







Corre il minuto 92 di Genoa-Bologna: Mandorlini, sotto di una rete, cerca disperatamente di agguantare
il pareggio e sfrutta l’ultimo cambio a disposizione per dare maggiore peso
all’assedio dei suoi, che ormai da 15 minuti non fanno altro che tirare verso la
porta di Mirante. Taarabt e Morosini, che finalmente calca il prato
della Serie A, non bastano per scardinare la difesa dei felsinei e allora il
tecnico ravennate tenta il tutto per tutto scegliendo dalla panchina Goran Pandev. Il macedone però non
sembra convinto della scelta del suo allenatore, o meglio, a detta di
Mandorlini, “non era tranquillo”. Si toglie la tuta in maniera stizzita, facendo
di tutto per dimostrare la sua contrarietà nei confronti di chi ha operato la
scelta. Atteggiamento che non può sfuggire al suo allenatore che fa
riaccomodare il giocatore in panchina e, alla sua irrequietezza, contrappone la
freschezza del 21enne Jules Olivier
Ntcham
che  rileva Hiljemark. Il primo tentativo del
francese finisce in gradinata, il secondo è un gioiello che trafigge Mirante. Ci penserà lo stesso Mandorlini a sottolinearlo nel
post-gara dicendo “siamo stati bravi e fortunati”. Già, perché senza il “rifiuto” di Pandev probabilmente la
partita sarebbe  finita con un’altra
sconfitta, che avrebbe avuto l’effetto di benzina sul fuoco. 
Una diserzione che alimenta i dubbi sulla squadra e conferma
il momento negativo di un gruppo che, oltre ad essere teso, riesce a trovare la
via del gol solo tramite i guizzi dei singoli. Questo Genoa manca di fantasia. L’imprevedibilità, o presunta
tale, del doppio trequartista di Juric viene sostituita dal bisogno di
incassare il minor numero di reti possibile e in questo modo la sola maniera di
pungere sta nella ripartenza. Taarabt,
forse l’uomo più tecnico della rosa, fatica a ritornare a livelli che gli
permettano di partire dal primo minuto e Morosini
dovrà percorrere molta strada prima di ambientarsi alla nuova categoria. Il 3-5-2, che sa tanto di 5-3-2 di gran contenimento, dà solidità
grazie a Lazovic e Laxalt che sono prima terzini e poi
ali. Ne consegue che in fase offensiva il Grifone stenta a graffiare e la
coppia sudamericana Pinilla-Simeone,
che sembrava un miraggio con il cambio di gestione tecnica, a parte uno squillo
del Cholito che non impensierisce Mirante, deve aspettare il secondo tempo per
creare problemi alla retroguardia bolognese. L’assedio finale è figlio della
superiorità numerica e fino a quel momento, in cui saltano gli scambi, la manovra
non ha certo brillato per fluidità. Qualche errore di troppo in difesa,
contornato dalle solite incomprensioni, getta panico tra Burdisso e compagni che oltre ad assimilare i nuovi dettami dell’allenatore dovranno anche cercare di capire cosa si è inceppato in quella che a inizio stagione era una saracinesca perchè, è evidente, molti errori difensivi vanno oltre la sistemazione tattica. La punizione di Viviani, che batte un colpevole Lamanna, manda in confusione la squadra
che potrà respirare solo a partire dal 75esimo. Roma non è stata costruita in
un giorno e chi si aspettava un’ imminente inversione di rotta dovrà
ricredersi. 
Ciò che è nuovamente degno di nota è che in casa Genoa
l’aria è quella di chi aspetta impazientemente la fine della stagione, con le
sue crisi, i suoi cali di concentrazione e i suoi calci piazzati; con il suo
mercato, i suoi cambi d’allenatore e le sue contestazioni.  
Però, accade delle volte, che i nervi tesi non facciano poi così male e
che la dea bendata posi il suo sguardo sul Ferraris. In quel caso gli unici che
possono sorridere sono Mandorlini e quel
ragazzo scuola Manchester City che stenta a trovare spazio ma che ha in canna colpi da maestro.

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