Da Panucci a…Pandev. Quando il campo non è gradito. A cura di Stefano Mangione

Una questione di scelte. L’allenatore ti chiama, ti dà un compito, ti svesti e dai il cambio ad un compagno. Entri e cerchi di dare il massimo per una causa comune, quella della squadra. Esistono però degli imprevisti e alcuni copioni prendono pieghe inattese. Il giocatore si rifiuta di adempiere al suo obbligo e parte un siparietto, un dialogo, una discussione che in alcuni casi si risolve con un chiarimento e in altri porta a delle profonde fratture. Accade quando in panchina siedono delle personalità forti, abituate a stare sul prato verde dal primo minuto.
Quello di Goran Pandev è stato solo l’ultimo dei rifiuti d’entrare in campo e, anche se il macedone a fine gara ha partecipato ai festeggiamenti rivolti a Ntcham, il suo atteggiamento, seppur glissato da Mandorlini nel post-gara, non passerà inosservato dalle parti del Ferraris e la società renderà noto il prima possibile il provvedimento preso nei suoi confronti.
Il vincitore della Champions League 2009-2010 con la maglia dell’Inter non è però solo in questa speciale rassegna. I suoi predecessori sono illustri e le conseguenze della loro scelta, in alcuni casi, hanno avuto delle pesanti ripercussioni.

CHRISTIAN PANUCCI, stagione 2003-2004. La Roma di Fabio Capello è inchiodata sullo zero a zero al Granillo di Reggio Calabria quando Panucci viene chiamato per entrare in campo. Sebbene il difensore savonese sia il pupillo del suo allenatore la risposta alla scelta tecnica è tanto secca quanto spiazzante. Un no che gli costerà 120mila euro di multa e un rapporto con Capello decisamente incrinato.
Non si può definire un idillio quello tra Panucci e le esclusioni iniziali in quanto ci ricasca 5 anni dopo. Durante la prima esperienza di Luciano Spalletti sulla panchina capitolina il difensore si rifiuta anche di sedersi in panchina. Osserverà Napoli-Roma dalla tribuna e, a fine stagione, dopo 8 anni, lascerà l’Olimpico per finire la sua carriera al Parma.

MAHAMADOU DIARRA, stagione 2010-2011. Durante il clasico Barcelona-Real Madrid, sul punteggio di 4 a 0 per i blaugrana e a 3 minuti dal termine, Mourinho chiede al suo centrocampista di togliersi la tuta per rilevare Mesut Ozil. Il numero 6, non volendo prender parte all’umiliazione in corso, per tutta risposta si oppone al portoghese che non insiste nel suo comando. La resa dei conti però non tarda ad arrivare, durante il mercato invernale verrà infatti ceduto al Monaco.

CARLOS TEVEZ, stagione 2011-2012. All’Allianz Arena c’è il Manchester City di Roberto Mancini. I bavaresi conducono l’incontro per 2 a 0 e l’allenatore sceglie dalla panchina l’Apache per provare a cambiare le sorti dell’incontro. Tevez però va contro il volere del tecnico e resta in panchina. Nel dopo gara l’argentino tirerà in gioco una condizione fisica non ottimale, ma il danno è fatto. Un durissimo Mancini, nelle ore successive al match, dirà “Con me ha chiuso” e questa è stata realtà. Multa e punizione esemplare da scontare fuori dalla rosa dei citizens.

DIEGO FORLAN, stagione 2011-2012. L’Inter post-triplete affronta all’Atleti Azzurri l’Atalanta in una gara ferma sul pareggio. Claudio Ranieri al minuto 65 vuole spostare gli equilibri nerazzurri e inserire El Cacha ma, secondo la versione offerta dall’allenatore di Testaccio, il sudamericano si sarebbe rifiutato di andare sulla fascia, preferendo il suo ruolo abituale, quello di attaccante. Morale della storia: Faraoni rileverà Obi e partita che finirà zero a zero, con Forlan che continuerà a essere utilizzato con il contagocce e lascerà l’Inter dopo una stagione tutt’altro che da ricordare.

Stefano Mangione

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