SERIE A, il confronto con la classifica dello scorso anno alla 29°giornata: cosa è cambiato? E perchè?

Quest’ultima pausa del campionato, dovuta agli impegni delle Nazionali, permette a diverse squadre di poter fare il punto sulla situazione e cominciare, eventualmente, a porre le basi per la prossima stagione.
Approfittiamo di questo momento di sosta anche noi per cercare spunti interessanti, al fine di analizzare nel dettaglio questi 7 mesi di campionato ormai archiviati. Per farlo ci avvarremo di uno strumento piuttosto prezioso, ovvero la classifica dello scorso campionato al termine della 29° giornata, così da poterla raffrontare con quella attuale e cercare di capire come siano andate le cose sino a questo momento. 
Immediatamente balza all’occhio la situazione per quanto riguarda le zone basse della classifica: 12 mesi fa al quartultimo posto della graduatoria c’era il Palermo a quota 27 punti, mentre attualmente troviamo l’Empoli con il misero bottino di 22 punti: lo scorso anno, con un simile score in classifica,
avrebbe occupato la penultima piazza, mentre quest’anno può considerarsi verosimilmente già salvo. Già, perchè quest’anno le ultime tre in classifica hanno totalizzato, rispettivamente: 12, 14 e 15 punti, a dispetto dei 19,25 e 26 messi assieme lo scorso anno da Verona, Carpi e Frosinone
Una situazione che si ripercuote, inevitabilmente, anche per quanto riguarda le zone di alta classifica: lo scorso anno difatti la sesta in classifica (il Milan) a questo punto della stagione aveva 48 punti in classifica, mentre quest’anno le “seste” Atalanta ed Inter ne hanno totalizzati la bellezza di 55 ciascuno! Addirittura, se consideriamo la somma tra le prime sei dello scorso anno e quelle di quest’anno, il divario appare ancora più evidente: 346 i punti totalizzati lo scorso anno alla 29°giornata dalle prime 6 della classe, a dispetto degli attuali 368. Un dato che deve far riflettere quanto prima coloro i quali gestiscono il nostro calcio: è evidente come una Serie A che garantisca un paracadute economico per le società retrocesse sia un incentivo al disimpegno per quei presidenti con nessuna ambizione di classifica, con conseguenze a cascata su tutte le altre compagini di medio-bassa graduatoria.

Urgono provvedimenti in tal senso: un campionato che a febbraio ha emesso (quasi tutti) i suoi verdetti non è appetibile sul mercato, e non può dunque crescere con la speranza di avvicinarsi in termini economici alle altre leghe europee

A cura di
Giuseppe Tridente

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