Milan: Addio Montella: storia di un amore mai nato.
di A.Parmeggiani
di A.Parmeggiani
Dopo 16 anni il Torino è ancora fatale. Nel novembre 2001 un gol di Lucarelli costò la panchina a Fatih Terim; oggi lo 0-0 casalingo, ennesima prova senza segnare davanti al proprio pubblico, fa saltare quella di Vincenzo Montella. Allora il successore fu Ancelotti, che condusse in quella stagione i rossoneri alla qualificazione in Champions, conquistando la coppa subito l’anno successivo a Manchester contro la Juve. Oggi il successore è una colonna di quel Milan, Rino Gattuso. L’ormai ex allenatore della Primavera si deve ora cimentare con un compito un po’ più arduo: ridare un’identità a una squadra molle, che, dopo il faraonico mercato estivo, non ha mantenuto le aspettative e si trova tristemente in settima posizione, lontana anni luce dai posti che contano.
Siamo sinceri: l’esonero di Montella non è certo un fulmine a ciel sereno e per alcuni è addirittura tardivo. In questa stagione il Milan ha disputato 23 gare ufficiali. Montella ha schierato 23 formazioni differenti. Un’enormità. D’accordo, la squadra era nuova e necessitava di rodaggio, ma il tecnico napoletano disponeva di questo gruppo praticamente da metà luglio. Sono passati quattro mesi e l’impressione è che il Milan della prima parte della scorsa stagione, pur tecnicamente molto povero, era migliore di questo. Cos’è successo? Certamente Montella non è diventato improvvisamente incapace, ma probabilmente il tecnico non ha fatto breccia completamente nella testa dei suoi giocatori e ciò ha portato a questa conclusione. La carenza di gioco è solo una conseguenza di questo amore mai nato col nuovo gruppo, nonostante le smentite. Troppe le voci, troppi gli spifferi usciti dai muri dello spogliatoio rossonero durante la stagione. E su tutti l’episodio dell’allontanamento di Marra, preparatore atletico e uomo di fiducia di Montella.
Una delle responsabilità maggiori è quella di non aver “battezzato” un modulo e almeno 7-8 titolari certi con posizioni certe dopo quattro mesi. Sicuramente c’è l’alibi della rosa a disposizione tatticamente complessa da assemblare, ma regge solo in parte. L’allenatore del Milan non può permettersi mezza stagione di rodaggio, i risultati devono arrivare velocemente. E per fare ciò occorrono certezze tecnico-tattiche. Certezze che al momento sono lontanissime dai prati di Milanello, dove regna la confusione.
Ora arriva Gattuso, direttamente dalla Primavera, con cui l’ex pilastro del Milan ancelottiano stava facendo molto bene, dopo un avvio complicato. Si presenta come una sorta di traghettatore, ma chissà che riesca dove non è riuscito Montella: far rendere al 100% i giocatori a disposizione e trasmettere l’attaccamento a una maglia pesantissima. Lo spirito di Ringhio lo conosciamo tutti, basterà per portare in alto il Milan?
A cura di Alex Parmeggiani
Alex Parmeggiani
Articolista per la Redazione Voti-Fanta
Osteopata e Fisioterapista
di Castiglione delle Stiviere (Mn)
Osteopata e Fisioterapista
di Castiglione delle Stiviere (Mn)