Ci siamo, la resa dei conti è giunta, per dirla alla “gomorrese”, “a fin du juorn sta tutt’ cca”!
Certo, Napoli-Juventus di Venerdì, proprio quando il palinsesto di Sky prevede la cannibale serie, sopratutto per gli amici napoletani deve essere una scelta dilemmatica e perde un po’ di quell’ appeal che solo la domenica pomeriggio sa dare agli italici calciofili. Ma questa è un’altra storia.
Torniamo agli aspetti puramente sportivi del campionato; la squadra del banchiere in tuta arriva al titanico scontro in leggera flessione, più di testa che di gambe a dire il vero. La Champions risucchia energie mentali manco fosse la “Critica alla ragion pura” di Kant e Udine è stata una vittoria tanto sofferta quanto importante. Indispensabile è trovare un rigorista degno di tale nome, sbagliare un rigore contro la Juve sarebbe masochismo ferale.
Il cingolato bianconero, invece, pur, forse, privo del “Giuda “argentino, fa paura e sembra uno di quei predatori che, sornione, aspetta che la preda finisca dritta dritta nelle proprie fauci, senza fare grandi sforzi.
Sta a Sarri trovare una giusta controffensiva: ridare linfa vitale alla squadra non è, paradossalmente, facile. In questi casi si corre il rischio di caricare troppo e il corto circuito è altamente probabile. Dovrà toccare le corde delle motivazioni giuste, preparare un’ alternativa alla strategia del tiki-taka e non far cadere i suoi nel burrone dello scoraggiamento quando Buffon compirà il suo puntuale miracolo. Si, perché proprio Buffon è l’uomo decisivo in queste sfide, una specie sedativo capace di placare l impeto degli attacchi avversari.
Sarà, comunque, una gara di nervi e dalle mille variabili: il talento di Dybala, la forza di Chiellini, il killer istinct di Higuain da una parte, la classe di Insigne, la furbizia di Mertens e la dedizione di Callejon dall’ altra.
Dal Napoli ad un “napoletano” il passo è breve.
Montella è stato esonerato, forse un atto dovuto dopo il disastroso avvio di campionato. Il Milan ha compromesso, se non definitivamente buttato via, la stagione. Lo scugnizzo della panchina continuava ad intravedere miglioramenti ed a predicare calma. Diciamo che era una visione, alquanto, “egoista”. La cosa che, però, stonava di più era quel sorriso, quasi fosse una paresi ed una prassi, dopo ogni partita (persa). L’ aeroplanino ormai volava sotto quota da troppo tempo per poter sperare di passare la tempesta e nel calcio, si sa, non c’è riconoscenza, nemmeno quando si materializza in una supercoppa, non più di un anno fa.
Ora tocca a Gattuso, praticamente un neofita, il fallimento sta bussando alla porta. E se a fallire fossero stati, fin dall inizio, Mirabelli e Fassone?!?
Di Vincenzo Curatola
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