Roma, il bilancio della prima parte di stagione: “..Di Francesco parlava di crescita quando le cose andavano benino, ora parla di ritrovarsi. Sbagliava prima e sbaglia ora…”

Non occorre essere dei grandi ragionieri per fare un
bilancio della prima parte della stagione romanista.

Bisogna andare da un bravo oculista, o anche da un ottico se
si vuole risparmiare.
Aggiungendo una lente alla volta sull’occhiale con cui si
osserva, si possono stilare diversi bilanci, alcuni in contraddizione tra loro.
La parte sportiva non va male, qualificazione in Champions e
quarto posto alla portata con una gara da recuperare. Essere potenzialmente
quarti, nonostante un girone d’andata disastroso a livello di scontri diretti,
significa che con un grande girone di ritorno si possono ottenere risultati
impensabili. Certo è che se si aggiunge la lente per miopi graduata “ma
qualcosa voglio vincere” ecco che le distanze tra vero e possibile aumentano.
Furi dalla Coppa Italia, qualificata in Champions ma con zero possibilità di
titolo, ormai quasi fuori dalla lotta scudetto.
Inoltre, se c’è una caratteristica che la Roma si porta
dietro a livello di dna è proprio quella di non mantenere le promesse che fa. Non
quelle che i tifosi le estorcono, assolutamente.
Parte bene, mostra segnali di miglioramente, potenzialità
inespresse ma esprimibili, fa illudere e poi pluff!
Si siede su se stessa come un lottatore di sumo stanco
e  sta lì, ferma, mentre titoli e gloria le
scorrono accanto dirigendosi verso altre città. Anzi a dire il vero qualcosina
quest’anno potrebbe non cambiare città ma solo sponda del fiume. E sarebbe beffardamente
crudele. Ci sono tanti indizi rivelatori, ma a Trigoria, tra una carezza a chi
dà schiaffi, e schiaffi a chi bestemmia fuori campo, non ci badano tanto.
Togliamo subito questa lente perché si fa buio e la vista si
appanna e mettiamo quella per astigmatici di gradazione” la squadra è
migliorata”?
Assolutamente no; la Roma 2018 è più debole di quella 2017.
Ad eccezione di Kolarov, nessun nuovo acquisto ha dato nulla alla causa, e
Schick -elemento più pagato della storia giallorosso, anche più di Batistuta- è
un corpo estraneo rispetto alla squadra. Bellissimo, potenzialmente fenomenale,
ma, ad oggi, perso in un  limbo indefinito
tra inutilità e controproducenza.
Karsdorp sempre più Karszop, Defrel ai box, Gonalon sul
viale del tramonto, Florenzi e Strootman lontanissimi dai livelli pre
infortunio; insomma le motivazioni per sorridere sono da cercare col
microscopio.
Di Francesco parlava di crescita quando le cose andavano
benino, ora parla di ritrovarsi.
Sbagliava prima e sbaglia ora.
Non ha una squadra da far giocare 4-3-3. Ci prova ma non è
possibile. Manca il terzino destro, l’esterno di destra e persino la mezz’ala
destra. Manco Totò direbbe che sono quisquiglie. La Roma è fatta per giocare
con 3-4-1-2. O lo capisce Di Francesco o lo farà un altro nelle ultime 7-8
giornate.
Mi bruciano gli occhi e vedo male. Pausa dottore per favore.
In questi giorni a Londra Pallotta ha fatto capire che serve
uno stadio, che bisognerà ancora vendere entro giugno  e che poi, solo poi, la Roma sarà tra le
squadre top del continente , anzi del mondo, ma che dico della galassia….Ok
dottore basta così, ora che ha parlato Pallotta ci vedo chiaro.
Vedo vicino, lontano e anche il futuro. Ma, sia chiaro,  non la pago: vengo qui da 7 anni e mi mostra sempre
le stesse cose!
Angelo Spada 


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