A chi è in mano la Roma? Ad un tragicomico Ponzio Macchiavelli

La crisi della Roma ha radici profonde, che affondano nell’aver perso…le radici.




Sarà colpa del nero e azzurro che a Roma probabilmente dà
alla testa a tutti?
Prima del match con l’Atalanta Nainggolan viene escluso,
alla vigilia della gara con l’Inter messo nel carrello della spesa.
Oppure sarà che il masochismo sta prendendo piede dalle
parti di Trigoria imponendosi come pratica preferita della dirigenza capitolina?
L’impressione è che il sarto, di fronte ad una scucitura,
invece di armarsi di ago e filo abbia voluto slabbrare il tessuto e stia
valutando se buttarlo via o meno.
Niente di tutto questo. La Roma è semplicemente un’operazione
di facciata di Pallotta per costruire il proprio stadio. Della Roma a Pallotta non
è mai fregato niente.
La nave affonda, la dirigenza non la governa affatto,
spera soltanto di approdare ad una secca, tamponare la falla e ripartire per resistere
fino alla prossima tempesta.
La Roma è un supermarket, in cui tutto è in vendita: perché
servono soldi freschi continuamente e perché si spera di saper sostituire chi
parte con uno che costi meno e renda più o meno uguale.
A dire il vero del rendimento penso importi poco alla
dirigenza americana, l’importante è monetizzare.
Tanto, alla peggio, ci si nasconde dietro la gloria della
presidenza dei Celtic e si rimarca che del calcio poco importava fino a 5 anni
prima. Non basta? Vai col carico da undici: la colpa di tutto è dei soliti “fottuti
idioti “ (cit.) della curva Sud che vanno scannerizzati ad alta risoluzione e
consegnati alla Polizia.
Per carità non c’è nulla di male nel segnalare alla
Polizia chi compie reati, è un dovere civico.
Ma chi compie reati va iscritto nella categoria dei
delinquenti, non dei tifosi.
Sono delinquente se commetto reati non se sono un tifoso. Altrimenti
la mia comitiva da adolescenti non era altro ché una banda!
La curva Sud non è stata tenera con nessun presidente;
nemmeno con  Viola e con Sensi  figurarsi con un usurpatore del trono come
James Pallotta.
I primi due amavano la Roma esattamente quanto i tifosi da
cui erano contestati.
 Viola, riprendendosi
da una malattia, disse alla moglie che gli sarebbe dispiaciuto morire senza
aver fatto nulla per la Roma; e Sensi lo ricordo strattonare Galliani
dicendogli “io sono il presidente della Roma e mi devi rispettare”.
La Roma era romana, con loro, nel bene e nel male.
Questo marziano americano invece attacca a muso duro,
senza aver vinto nulla e senza aver dimostrato attaccamento a nulla che non sia
lo stadio di SUA proprietà.
Si lava le mani per scrollarsi di dosso la macchia della colpa
e resiste con fendenti un po’ codardi, arroccato a difesa della sua idea edilizia.
Ricorda Macchiavelli quando parla di volpe e leone e
chiarisce che il sovrano non deve sentirsi
obbligato a rispettare la parola data quando ciò si risolva a suo danno.
Rivorrei Rosella Sensi, Con Pradè e Bruno Conti, senza un
euro, a caccia di parametri zero.
Sbagliavano il calciatore? Indovinavano la moglie (
cercate Wilhelmsson e signora se non ci credete) e ci si divertiva lo stesso.
Era simpatico persino Spalletti.
E’ difficile commentare questa  vigilia della Roma dal punto di vista sportivo.
Non oso immaginare in che condizioni Di Francesco stia preparando
la partita.
Guardandosi intorno vede gente col cartello vendesi
ovunque e non deve essere facile, non sarà facile e sarà disfatta.
E sarà l’inizio della fine.
Ma quale inizio ….siamo alla fine già dall’inizio di
questa era a poche stelle e tante strisce in fondo al cuore dei tifosi.


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