Se tiri addosso a un compagno e la palla va in gol cosa succede? I precedenti del caso Mario Rui/Zielinski

Il caso Mario Rui-Zielinski, scoppiato al minuto 56 di Napoli-Lazio, ha suscitato diverse polemiche tra i fantallenatori che, nel giro di pochi minuti, hanno patito o esultato per un mancato o ricevuto +3. Senza dilungarci troppo in polemiche faziose e poco costruttive, ci limiteremo a capire, attraverso episodi specifici, i perché della decisione della Lega Calcio di assegnare il gol al terzino portoghese e i motivi che invece hanno condotto la Gazzetta dello Sport ad optare per una linea differente.
 “CE LO CHIEDE L’EUROPA” – Fino alla stagione 1997-1998 per le competizioni internazionali (fonte GdS) e fino al 2012 per il campionato italiano il problema non si è mai presentato. La legge era una e chiara: si iscrive al tabellino dei marcatori l’autore dell’ultimo tocco, sia quest’ultimo volontario o meno. Una norma tanto cruda quanto chiara, che si prestava a innumerevoli “furti” accidentali da parte dei propri compagni ma che non lasciava spazio alle fantapolemiche e alle interpretazioni.
Lo status quo viene sovvertito alle porte del nuovo millennio quando cambia la normativa in materia d’assegnazione dei gol dubbi e la Lega Calcio deve quindi adeguasi alle trasformazioni volute da Uefa e Fifa. Seguendo poche linee guida che regolano la questione sulla paternità dei gol e sull’attribuzione delle autoreti, ciò a cui bisogna fare appello per poter parlare di marcatore è il carattere della volontarietà. In caso di tocco decisivo di un compagno, ma in mancanza di volontarietà, la marcatura va assegnata a colui che in principio ha tirato verso la porta avversaria con l’intenzione di segnare. Tale situazione è reversibile solo in due casi: quando il pallone è diretto in maniera evidente fuori dallo specchio della porta (e quindi la deviazione diventa una correzione in rete); oppure quando è indiscutibile la determinazione del giocatore nel voler deviare quello che è già un tentativo verso lo specchio avversario.
IL CASO DE SILVESTRI-GABBIADINI: LO “SPIEGONE” – A gettare la benzina sul fuoco di una partita poco adatta ai deboli di cuore (3 gol segnati tra l’89esimo e il 93esimo) ci pensano i fantallenatori. È proprio il gol all’ultimo respiro del definitivo 2 a 2 a causare la disputa sul padre del +3. Braccata dai detentori di Gabbiadini, la Lega Calcio decide allora di emettere in anticipo di un giorno la sentenza in merito all’aggiudicazione della segnatura. La spiegazione è stata affidata ad una lettera che dopo una breve introduzione recita:

“[…] Ricostruiamo lo sviluppo dell’azione: siamo nei minuti di recupero, De Silvestri calcia in porta di sinistro, la palla impatta sul corpo di Gabbiadini e termina in rete nonostante il tentativo di parata di Agazzi. Per questa tipologia di azione si applica il Criterio 2A delle Linee Guida per l’Assegnazione dei gol dubbi, ossia “tiro indirizzato nello specchio della porta e deviato involontariamente in rete da un proprio compagno”. 



“Non si applica il 2B in quanto il tocco di Gabbiadini non è volontario, pur se la deviazione risulta decisiva nello spiazzare il portiere del Cagliari. Gabbiadini non è “attivo” perchè non si rileva un suo movimento a colpire il pallone, bensì è il pallone che “colpisce” l’attaccante blucerchiato, il fatto che la deviazione sia netta o impercettibile non è un fattore che viene preso in considerazione per decidere l’autore di una rete“.

Una volta determinato che l’intervento di Gabbiadini è involontario resta da decidere se il tiro era indirizzato o meno nello specchio, ossia se si applica il primo periodo (gol di De Silvestri) o il secondo (gol di Gabbiadini) del criterio 2A. In questo caso la traiettoria della conclusione è molto angolata, per cui, dalle immagini retro porta, si intuisce che il tiro sarebbe finito nei pressi del palo, poco dentro o poco fuori: entra quindi in gioco il virgolettato finale delle Linee Guida, ossia “in caso di incertezza sulla destinazione finale di un tiro all’interno dello specchio della porta, si attribuirà la marcatura all’autore dello stesso“.
INZAGHI, L’ATTIVO – Super Pippo e il suo senso del gol esemplificano magistralmente la natura del Criterio 2B sopracitato. Se negli occhi di chi sta leggendo riaffiora il gol segnato al Liverpool nella finale di Atene, il video pubblicato dal canale Youtube dell’AC Milan dimostra come il tandem Pirlo-Inzaghi abbia collaudato, con il tempo, un’intesa letale sulle situazioni di calcio piazzato. Quella che a prima vista sembra una carambola fortuita è in realtà figlia di un movimento verso il pallone o di una deviazione cercata e non casuale.
FARNERUD-EL KADDOURI – In questo caso il tiro di Farnerud è chiaramente diretto verso i tabelloni pubblicitari e quindi la deviazione del marocchino, seppur non intenzionale, è indispensabile per le sorti del gol. Il cambiamento di direzione diventa una correzione e quindi anche la Lega Calcio è d’accordo nell’assegnare il gol a El Kaddouri.
SE ESISTE UNA REGOLA UEFA, PERCHE’ GAZZETTA DELLO SPORT NON LA SEGUE? – Domanda a cui risponderemo con le parole del giornalista Manlio Gasparotto, che nel 2013 si occupò proprio del caso De Silvestri-Gabbiadini e che argomentò così le scelte della rosea “ […] E la Gazzetta? Perché si ostina a fare diversamente? Perché è l’ultimo baluardo della coerenza che ci resta. Abbiamo anche un po’ di nostalgia per un calcio più semplice: era giusto eliminare l’ingiustizia dell’ultimo inutile tocco ma ci si è trasformati in tanti manzoniani Azzeccagarbugli. Resta di Gabbiadini, come nel 2007 fu di Inzaghi il primo dei due gol al Liverpool: deviò una punizione di Pirlo diretta in porta, ma qualcuno provi a dirgli che con queste regole lui avrebbe un gol in meno…”. Una regola che secondo Gazzetta tenta di codificare esasperatamente il gioco del calcio, minimizzando i meriti di un calciatore che ha comunque influito, anche se involontariamente, in maniera decisiva alla messa a segno di un gol. Non vige il principio di volontarietà ma quello di determinanza che indica che il tocco esiste e va premiato.
Questione di punti di vista. Da un lato ci sono i “romantici”, fautori di un calcio non da interpretare ma da vivere e fatto anche di fortuna; dall’altra vi è chi, paradossalmente, prova a “salvaguardare” i Pippo Inzaghi, dando a Cesare quel che è di Cesare, privando gli uni e premiando gli altri. Adattando una frase in voga riguardo al Var: “la Lega Calcio dà, la Lega Calcio toglie”. E voi da quale parte state?
A cura di Stefano Mangione

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