I numeri, spesso illuminati ma talvolta anche fuorvianti, subdoli. Nel calcio i numeri contano eccome ma come in tutte le scienze è necessario entrare nel merito e non sottovalutare aspetti che potrebbero celarsi sotto mentite spoglie. Ebbene, da quando Mazzarri è subentrato alla guida tecnica del Torino ha collezionato 11 punti in 7 gare, non male a prima vista. 5 i risultati utili consecutivi, 11 gol fatti 5 gol subiti, non male come sopra. Ecco però che a questo punto lo scettico impugna la lente d’ingrandimento e cerca di spulciare i risultati cercando una possibile chiave di volta. Nelle prime 5 partite sulla panchina del Toro, Mazzarri ha affrontato Bologna, Sassuolo, Benevento, Samp e Udinese: tutte compagini ampiamente alla portata del Torino. Sicuramente anche in match non proibitivi bisogna portare fieno in cascina perché nel calcio nessuna posta in palio si conquista prima di scendere in campo e nell’ottimizzazione dei profitti Mazzarri potrebbe avere di diritto una cattedra. Poi però i tonfi nel derby e a Verona, due partite giocate male o addirittura non giocate come nel caso della stracittadina. Una netta, preoccupante involuzione che di sicuro ha fatto sorgere qualche dubbio anche ai più ottimisti che intravedevano nel tecnico toscano il più classico dei salvatori della patria. Per chi segue assiduamente il Toro una domanda quasi spontanea è lecito porsela: è la gestione Mazzarri o è un Mihajlovic bis ? Eh sì perché a livello di modulo o di uomini le differenze non si vedono, per nulla. Fatta eccezione per uno scampolo di partita contro il Sassuolo dove si è intravista una difesa a tre e per la partita di Genova contro la Samp dove i granata sono scesi in campo con un 4-3-1-2 abbastanza anomalo, non è carta copiativa rispetto a Mihajlovic ma poco ci manca. Altra domanda repentina: è migliorato il Torino con l’avvento di Mazzarri ? In diversi aspetti certamente sì. Con l’allenatore ex Napoli di sicuro le linee sono più strette e compatte, la squadra si è accorciata notevolmente e si vede la mano di un tecnico che predilige far muovere i propri uomini in blocchi omogenei. Se chiudi la difesa sei a metà dell’opera e sotto questo punto di vista a Mazzarri va dato ampio merito anche se, a dirla tutta, il rilancio di Burdisso era iniziato già con Mihajlovic. E allora viene da chiedersi se davvero il cambio di guida tecnica possa aver portato giovamento in casa granata e quali aspetti nel concreto possano far pendere l’ago della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra. Da escludere che la squadra fosse contro l’allenatore serbo, al momento dell’esonero tutto il gruppo ha salutato con affetto Miha compreso chi fino ad allora aveva giocato poco o niente. E’ stato un caso che il Toro abbia ripreso a macinare punti con il cambio in panchina ? Troppo presto per dirlo, il tempo emetterà i suoi verdetti insindacabili.
UN LJAJIC IN MENO: non nascondiamoci dietro un dito, la gestione di Ljajic è davvero un rebus da quando Mazzarri è arrivato sotto la Mole. Ora, sappiamo che Mihajlovic non fa sconti a nessuno, pupilli compresi. Prova ne è che non ha esitato a spedire in tribuna Ljajic per motivi disciplinari. Sta di fatto che il 10 granata aveva sempre giocato tutto sommato con buoni risultati, sprazzi di grandi numeri alternati a pause consistenti e quella famosa continuità mai trovata che ha fatto di Ljajic un buon giocatore rispetto al campione che avrebbe potuto essere. Con Mazzarri invece 20 minuti in 7 partite, indubbiamente troppo poco. Bada bene, non 20 minuti complessivi bensì la parte finale della partita con il Verona dopo sei e dico sei panchine consecutive con zero minuti all’attivo: inaccettabile. O forse qualcuno preferisce Baselli trequartista ma allora siamo su visioni del calcio che non possono combaciare. Un danno anche considerevole per la società e questo non è nemmeno da sottovalutare. Il cartellino di Ljajic si sta svalorizzando sempre più con il passare delle settimane e anche in caso di addio (che appare scontato) a fine stagione l’investimento pesante fatto nel 2016 potrebbe non generare alcuna plusvalenza. Staremo a vedere anche in questo caso, sta di fatto che il lavoro di Mazzarri dovrà essere certosino sotto tanti punti di vista altrimenti la tanto decantata Europa rischia di diventare un’utopia da tirar fuori dal cassetto di anno in anno da giugno fino settembre.
Ciccio.
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