LA JUVE FESTEGGIA LA QUARTA COPPA ITALIA CONSECUTIVA
Una partita che ha meritato, una partita che porta a casa con merito. Difficile trovare difetti in questa Juventus, che di debacle ne aveva messe in mostra tante nelle ultime uscite (soprattutto contro Inter e Napoli), sia in fase d’impostazione che in fase di copertura.
I pronostici la davano favorita, certo, ma dopo la prestazione poco convincente con il Bologna, sommata ad un ultimo periodo caratterizzato da un evidente calo fisico, nessuno si aspettava un risultato così ‘rotondo’.
Tralasciando interviste pre e post partita, passeremo subito alle varie chiavi di lettura della partita, che si è accesa a fasi alterne, ma con certi accorgimenti quanto mai evidenti.
LA PARTITA DI ALLEGRI
1) Mandzukic centravanti
2) Cuadrado terzino
3) Asamoha terzino
Tre scelte che hanno fatto discutere, ma che mostrano un piano gara piuttosto ben congegnato.
1) Serviva un attaccante fisico, che infastidisse l’acciaccato Romagnoli e un Bonucci mai troppo sicuro in marcatura stretta, soprattutto in una partita così importante. Soprattutto contro la squadra che l’ha cresciuto. Il croato aveva il compito di abbassare la linea difensiva rossonera, cercando di creare spazi tra difesa e centrocampo milanisti per favorire gli inserimenti tra le linee dei vari Dybala, Douglas Costa, Matuidi e Khedira.
2+3) Per cercare di favorire un giro palla più fluido Allegri ha messo a punto un sistema di gioco piuttosto asimmetrico, con Asamoha più bloccato, in modo da suggerire una linea di passaggio ai centrali bianconeri, e Cuadrado libero a destra di sovrapporsi, per cercare un dialogo con Dybala e Khedira in modo da far circolare il pallone con più fluidità.
Una squadra che ha dimostrato tutto il proprio strapotere fisico, e non è un caso che i gol siano nati prevalentemente da calcio piazzato, con Pjanic che metteva in mezzo palle velenose, cogliendo la difesa milanista impreparata. Un Milan in grande difficoltà, anche perché esclusi i vari Kessie, Bonucci e Romagnoli, c’erano pochi giocatori in grado di contrastare il predominio muscolare della Juve (Mandzukic, Benatia, Barzagli, Khedira, Matuidi…)
Conclusioni: con Matuidi che annullava Kessie e Mandzukic che pressava fin dalle prime battute di gioco Bonucci, gli sbocchi di gioco più naturali per il Milan erano subito annullati.
La Juve finalmente si è dimostrata propositiva, andando a spingere sui punti deboli della squadra avversaria attivamente, non limitandosi ad una difesa più posizionale e passiva.
LA PARTITA DI GATTUSO
Difficile trovare errori nel disegno di Rino, che ha schierato la solita formazione.
Punto forte del Milan è la catena di destra, con la fantasia di Suso e le sovrapposizioni di Calabria.
Il problema è che gli accorgimenti di Allegri, con Asamoha e Douglas Costa, aiutati dall’onnipresente Matuidi, hanno di fatto annullato lo spagnolo (sostituito a metà del secondo tempo da Borini) e il giovane terzino milanista.
Nel momento in cui la Juventus è andata avanti nel punteggio si sono visti tutti i limiti della compagine milanista, che ha messo in mostra tutte le proprie incertezze nel momento in cui doveva andare a recuperare contro una squadra schierata.
Con Suso e Calabria ben arginati, i rossoneri si sono affidati a Calhanoglu, che però col passare dei minuti è calato vistosamente.
Papere di Donnarumma a parte, il Milan non ha mai dato l’impressione di poter veramente prendere il sopravvento sui bianconeri.
Conclusioni: un piano tattico molto semplice per Gattuso, a cui però non si può rimproverare nulla. Difficile fare di meglio con il materiale umano a disposizione, visti gli evidenti limiti tecnici e di esperienza di tanti elementi in squadra (vedasi i vari Cutrone, Locatelli, Rodriguez…)
JUVE: LA FINE DI UN CICLO AIUTA A METTERE LE BASI PER IL FUTURO
Una Coppa Italia quanto mai meritata, ma che non deve creare alibi per la dirigenza bianconera: c’è tanto da cambiare, e ci vogliono scelte oculate, sia per quello che riguarda le cessioni che per quello che riguarda gli acquisti.
Ma di quello parleremo un’altra volta.
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